Il mio rapporto con gli aerei

Avete presente quelle persone che quando salgono su un aereo semplicemente sono

giphy

giphy (2)

giphy (1)

diciamo un pochino ansiose? Ecco, io sono Pumba.

Fin da piccola i miei mi hanno fatto viaggiare in aereo credendo ingenuamente che agissi con normalità, come gli altri bambini che  durante i vuoti d’aria erano tutti entusiasti e felici; io ero quella che piangeva e faceva gridolini strani. Questi ultimi li faccio ancora oggi. Mia mamma l’ha sempre messa giù come un “è perchè non sei abituata” ma di aerei ne ho presi, e tanti finora, quindi sono convinta che in realtà ci sia qualche cosa di inconscio che mi ha traumatizzata e che semplicemente non ricordo. Il volo più lungo che ho fatto finora è stato in Costa Rica, due volte quando avevo cinque e sette anni; penso che probabilmente il mio trauma potrebbe essere nato durante quei viaggi, soprattutto quando nello scalo Costa Rica-Miami mi sono dimenticata l’album con i pennarelli colorati nella tasca del sedile davanti, e quello è stato davvero un colpo duro. In questi anni il mio rapporto con gli aerei non è che sia cambiato molto: sviluppo tecniche sempre più sofisticate per cercare di distrarmi e auto-convincermi di essere in macchina e non a 30.000 metri nel nulla. Ho solo un ricordo positivo per ora sugli aerei: quando stavamo atterrando a NY, due anni fa, abbiamo ascoltato (di contrabbando) Empire State of Mind di Alicia Keys e vedere tutta la città dall’alto avendo quella colonna sonora nelle orecchie è stato un momento molto esaltante.

giphy (4)

Il primo buon metodo per affrontare il volo è ovviamente drogarsi di valeriana: con me non funziona molto (la mia ansia inibidisce i tranquillanti) ma tanto vale provarci. Il secondo passo è munirsi di musica: anche se una hostess dal sorriso minaccioso vi intimerà di “turn off your music please“, occorre essere scaltri e riaccenderla subito appena l’assistente si sarà seduta e allacciata al suo posto. Buahahaha. Focalizzarsi quindi sulla canzone che verrà sparata a tutto volume anche se il passeggero di fianco a voi vi guarderà male; non importa, scegliete una canzone di Rihanna e andate avanti. Il terzo suggerimento mi è stato dato da un signore che sedeva di fianco a me nel volo Milano-Francoforte che, durante un vuoto d’aria al momento della partenza, si è accorto dell’alone di panico che mi circondava: al posto che tenere le mani agganciate agli appoggia-braccio ai lati del sedile, tenersi stretti alla propria cintura di sicurezza, che darà maggiore idea di stabilità e tranquillizzerà un pochino. Grazie, amico sconosciuto.

giphy (3)

Il quarto, forse il più scontato ma importante, è distrarsi: con me funziona la Settimana Enigmistica, o se c’è la possibilità la visione di un film e la focalizzazione totale su quello. Sul volo di ritorno da New York eravamo praticamente solo noi negli ultimi posti dell’aereo, e io ne ho approfittato per spostarmi e stendermi in 3 posti, rubando le rispettive coperte e cuscini inutilizzati. Nel mio fortino ho visto due film (dormendo per tutto il secondo) e tre episodi di The Big Bang Theory, finendo sempre più inglobata nel mio mucchio di cuscini sotto gli occhi di hostess che fingevano di non vedere la mia ascesa al controllo dell’aereo.

Riassumendo, è un po’ di tempo che non prendo un aereo e so che la prossima volta sarà terribile, quindi cerco di non pensarci; le nuvole però, quelle sono pazzesche. E se fate una foto al panorama del finestrino ve la potrete godere in tutta sicurezza una volta atterrati sulla dolce terra ferma.

Anna F.