Inside Out

Questo post è da leggere con la canzone “Bundle of Joy” di sottofondo dal film.

SPOILER. Ma neanche tanti. Se non l’avete visto e quindi non potete leggere l’articolo, andatelo a vedere il più presto possibile, ne vale moltissimo la pena.

Ieri sera siamo riusciti finalmente ad uscire ed andare a vedere Inside Out, l’ultimo film Disney Pixar di Pete Docter (vedi articolo precedente a riguardo).

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La storia racconta della vita di una ragazzina di 11 anni, Riley, vista dall’interno della sua stessa mente, ovvero seguendo le sue emozioni e come esse agiscono. Conosciamo quindi Gioia, Tristezza, Disgusto, Paura e Rabbia. Ovviamente la storia prevede la nascita di problemi tra Gioia (il ‘capo’ delle emozioni) e Tristezza, che invece riesce a sbagliare qualsiasi cosa provi a fare, e il riscontro di questi problemi in Riley e nel suo comportamento con gli altri; in pratica, le sue emozioni fanno casino e lei fa casino.

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Stamattina ho letto un articolo su Wired (qui) dove sosteneva il fatto che Inside Out fosse un bellissimo film ma non per bambini, soprattutto per adolescenti e adulti. In effetti guardando il film e andando oltre il “seguiamo la storia e vediamo come va a finire” si capisce che la trama, i personaggi e gli eventi raccontano proprio com’è per Riley entrare nell’adolescenza, cercando di trovare una sorta di spiegazione al comportamento dei ragazzi in quella fase della vita e arrivando alla fine alla conclusione che la Tristezza non è una brutta cosa  e in alcuni momenti non deve essere necessariamente la Gioia a prevalere. Nella storia i ricordi di Riley vengono archiviati in quella che è la memoria a lungo termine, mentre quelli più importanti diventano i “ricordi base”, ovvero quelli che servono a definire la sua personalità e a creare quelle che sono le “isole dei ricordi base” nella memoria, per esempio quella della famiglia, degli amici, dell’onestà, dello sport (nel suo caso l’hockey) e del divertimento; durante la storia, nei momenti di problemi tra Gioia e Tristezza, nessuna delle emozioni riuscirà a scegliere la cosa giusta per Riley e lei nel mondo reale farà di conseguenza degli sbagli che andranno a sabotare e distruggere queste isole così importanti. Se ci ricolleghiamo alla teoria dell’adolescenza quindi, vediamo Riley che litiga con i suoi amici, che non si comporta più come una bambina, che dice bugie e smette di giocare a hockey, arrivando quasi a distruggere perfino l’isola più importante, quella della famiglia (gesto eclatante finale in cui Tristezza salva il mondo). Inoltre verso la fine del film, durante i titoli di coda, la Pixar offre anche una panoramica nelle menti di altri personaggi del film, come i genitori di Riley (conosciuti comunque anche prima), la sua insegnante, una sua compagna di classe, un ragazzo, un cane ed un gatto, mostrando come possono essere diverse le emozioni e come variano da persona a persona.

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Il film parla ai genitori e ai ragazzi (infatti ieri sera in sala di bambini praticamente non ce ne erano), e certo per i bambini sarà comunque un film divertente, bellissimo, colorato e commovente, ma forse non tutti riusciranno ad arrivare al messaggio più ‘profondo’ celato sotto. Io personalmente l’ho trovato bellissimo, e probabilmente è anche riuscito a scalare la classifica dei miei film preferiti superando Frozen, e da una che sa TUTTE la battute a memoria in inglese, è tanto.

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Arrivando a qualche fatto interessante sul film:

  • ci sono voluti 4 anni per realizzarlo; al terzo P. Docter stava per avere un esaurimento nervoso per quanto fosse impegnativo.
  • il regista ha avuto l’idea del film guardando sua figlia Ellie crescere, infatti fisicamente somiglia molto a Riley.
  • il film ha avuto un budget di 175 milioni di dollari, e al box office ne ha fruttati 762 milioni.
  • le emozioni, se osservate da vicino, sono formate da quelle che sono state volute rendere come molecole, la cui realizzazione è costata quasi tutto il budget del film.
  • alla pellicola hanno partecipato solamente 45 persone tra animatori e altro, per cui in media il film avanzava in media circa 3 secondi per settimana.
  • tutta la storia sui ricordi, sulla memoria a lungo termine e su come le emozioni ci aiutino nell’archiviazione delle esperienze, è stata confermata da scienziati.

VOTO 10/10

Anna F.

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